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Aids e virus Hiv, il flagello dell’Ucraina

   Boom di infezioni a Odessa, perla del Mar Nero. E in tutto il Paese il numero reale di malati ha già superato quota 230 mila.

Anche se i numeri spesso differiscono, a seconda delle istituzioni che li forniscono e della freschezza dei rapporti stilati a livello internazionale, la perla sul Mar Nero è sempre in cima alle tristi classifiche che riguardano le infezioni da Hiv. E l’Ucraina condivide con la Russia e con molte delle altre Repubbliche ex sovietiche il primato della nazione in cui la malattia continua a diffondersi in maniera allarmante.

DIFFUSIONE A +66%. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unaids, il programma delle Nazioni unite per la lotta all’Aids, la diffusione del virus Hiv dal 2001 è aumentata nell’ex Urss del 66%. Il numero delle persone malate è arrivato a 1,5 milioni nel 2008. E il 90% si trova in Russia e Ucraina. Qui è particolarmente alta la percentuale di infetti sul totale della popolazione: si tratta rispettivamente dell’1,1% e addirittura dell’1,6%.

LE STIME RIDOTTE. Anche se per la prima volta negli ultimi 20 anni c’è stato un arretramento di nuovi casi –  dai 21.177 del 2011 ai 20.743 del 2012 – la situazione in Ucraina è particolarmente allarmante.

Dal 1987 al 2011 si sono registrati 161.119 casi di infezioni da Hiv, 31.241 casi di Aids conclamato e 17.791 vittime. E se queste sono le cifre ufficiali, il quadro reale è ancora peggiore: l’Onu stima che il numero reale di malati abbia superato quota 230 mila nel 2011.

La distribuzione del contagio è irregolare. L’epidemia segnala i punti di maggior virulenza nelle regioni di Donetsk, della Crimea e di Odessa, cioè quelle maggiormente turistiche: si arriva a oltre 510 casi ogni 100 mila persone (la media nazionale è 220).

ODESSA PORTO DI LANCIO. È proprio dalla perla del Mar Nero, fondata dagli zar e diventata uno scalo marittimo di primaria importanza nell’800 e nel periodo sovietico, che sembra essere partita la grande epidemia che ha investito il Paese all’inizio degli Anni 90.

Il porto di Odessa è stato probabilmente il trampolino di lancio del virus, arrivato in nave da chissà dove e diffusosi a macchia d’olio, favorito dalle condizioni disperate dopo il collasso dell’Unione sovietica, ma anche dall’apertura dei confini.

IL VIRUS PASSA I CONFINI. Mentre l’Aids è apparsa in Europa occidentale all’inizio degli Anni 80, in quella orientale è arrivata in grande stile qualche anno dopo, con i primi effetti dell’abbattimento della cortina di ferro sui sistemi ex comunisti in transizione.

Il crollo dell’economia e la società allo sbando all’inizio degli Anni 90, in Ucraina come altrove, hanno favorito il consumo di stupefacenti e la veloce diffusione della malattia tra i tossicodipendenti. Solo in un secondo momento si è assistito invece all’aumento dei contagi a causa delle abitudini sessuali.
Oggi, è il turismo del sesso che pare aver contribuito alla diffusione del virus tra gli etero.

Effetti collaterali del turismo: 15 mila prostitute minorenni
È questo l’aspetto forse più preoccupante di un problema che, portato all’attenzione internazionale dalle ineffabili Femen con lo slogan «l’Ucraina non è un bordello», in realtà nasconde aspetti più preoccupanti.

E se le amazzoni di Kiev si sono convertite presto alla protesta politica a tutto tondo, Odessa continua ad attirare turisti del sesso da mezza Europa: sbarcano da queste parti grazie alle nuove compagnie aree low cost che hanno iniziato a collegare da un paio d’anni l’Ucraina con il resto del Continente.

100 MILA GIOVANI PER STRADA. Uno degli effetti collaterali più sinistri è quello dell’esplosione della prostituzione minorile, con circa 15 mila adolescenti che lavorano sul mercato del sesso in tutta la nazione, secondo i dati dell’Unicef.

I numeri esatti sono difficili da fornire, ma una stima parla del 65% delle ragazze che si prostituisce e oltre 100 mila giovani che vivono per strada: tra questi la quota sconcertante dei malati di Aids è pari al 18,4%.

MANCA L’INFORMAZIONE. Per l’Unicef la diffusione dell’Hiv è dovuta in larga parte alla pratica del sesso non protetto.

Solo negli ultimi anni sono stati avviati programmi di informazione e prevenzione sia da parte dello Stato sia da parte delle numerose organizzazioni non governative che si dedicano al problema.

L’IMPEGNO DELLE FONDAZIONI. Tra queste, oltre a quelle internazionali capitanate da Unaids, c’è anche la fondazione di Elena Pinchuk, moglie dell’oligarca Victor e figlia dell’ex presidente Leonid Kučma, che nell’ultimo decennio ha condotto una forte campagna di sensibilizzazione in cooperazione anche con la Elton John Foundation.
Nonostante le alleanze tra pubblico e privato, miliardari e star internazionali, la battaglia contro la diffusione dell’Aids in Ucraina è ancora tutta da combattere.

http://www.lettera43.it/

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