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Ucraina: represse manifestazioni per l’integrazione nell’UE

   La polizia reprime nel sangue manifestazioni a Chernivtsi ed Odessa, mentre a Kiev i dimostranti reagiscono. La leader dell’opposizione Yulia Tymoshenko in sciopero della fame dal carcere in cui è detenuta per motivi politici dal 2011.

Nell’Ucraina del Presidente Viktor Yanukovych l’Unione Europea sembra proprio dar fastidio. Nella giornata di lunedì 25 novembre a Chernivtsi ed Odessa le forze speciali di polizia hanno posto fine con la forza alle manifestazioni locali in sostegno all’integrazione dell’Ucraina nell’UE.

Simile provvedimento è stato preso durante le manifestazioni a Kiev, dove in 5mila si sono ritrovati, come sempre, presso il Maydan Nezalezhnosti e Piazza Europa: la polizia ha utilizzato gas irritanti ma, a differenza che a Chernivtsi ed Odessa, ha dovuto fare i conti con la determinazione dei dimostranti, che hanno reagito e messo in fuga gli agenti in tenuta antisommossa.

Divieto di manifestare in sostegno dell’ingresso dell’Ucraina in UE è stato ordinato dalle autorità cittadine di Kharkiv, che, nel contempo, hanno anche vietato ai parenti ed avvocati di recarsi in visita presso la colonia penale femminile locale Kachanivska alla leader dell’opposizione, Yulia Tymoshenko.

Come risposta, la Tymoshenko ha dichiarato l’avvio di uno sciopero della fame per esprimere solidarietà ai manifestanti che, in diverse piazze ucraine e di paesi UE, stanno dimostrando con tenacia contro la decisione di bloccare le trattative per l’integrazione economica nell’UE presa dal Parlamento ucraino su direttiva del Presidente Yanukovych.

Proprio Yanukovych, sempre lunedì, è tornato a farsi vivo con una nota emessa dalla sua cancelleria con cui, al limite del cinismo, ha rassicurato gli ucraini la possibilità di vivere il sogno europeo.

Più che dal Presidente Yanukovych, la vera garanzia di Europa agli ucraini è stata data dal Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, e dal Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, che, con una nota, hanno dichiarato che la porta per l’integrazione dell’Ucraina nell’UE è ancora aperta. Apertura è stata comunicata anche dal Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, che ha evidenziato come le proteste partecipate da un massimo di 10 milioni di ucraini ha dato un chiaro segnale della volontà dell’Ucraina che l’UE tiene in considerazione.

Ieri anche gli Stati Uniti d’America hanno commentato la situazione ucraina per voce dell’Ambasciatore USA all’Osce, Daniel Baer, che ha illustrato come non sia tollerabile che la Russia, per portare Kiev a rinunciare all’integrazione nell’UE, abbia introdotto sanzioni nei conformti dell’Ucraina.

Per l’integrazione economica nell’UE, l’Ucraina deve firmare l’Accordo di Associazione, che prevede da parte di Kiev la realizzazione di alcune riforme strutturali e, sopratutto, la liberazione temporanea per cure mediche urgenti per la Tymoshenko: costretta al carcere dal 2011 a seguito di una condanna politica.

Una delle motivazioni con le quali le autorità ucraine hanno motivato la rinuncia alla firma dell’Accordo di Associazione è la mancata erogazione da parte dell’UE di assicurazioni economiche per compensare le perdite generate dal certo inasprimento delle ritorsioni commerciali da parte della Russia.

La Russia vuole inglobare l’Ucraina nell’Unione Doganale Eurasiatica: progetto di integrazione sovranazionale concepito per estendere l’egemonia di Mosca nello spazio ex sovietico e, con l’inclusione di Kiev, estromettere l’UE dalla competizione nel mercato economico globale.

Matteo Cazzulani

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