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Lo splendore della fede. Ucraini di Varese festegiano il Natale

   “Lo Splendore della Fede”: questo il titolo dell’iniziativa che la Cappellania della Chiesa Orientale Cattolica Ucraina Lombarda di Varese, Como, Meda-Seregno, Lecco ha messo in azione attraverso l’arte e la musica sacra ovvero lo splendore, la bellezza e la vericità di una certa pedagogia cristiana, tutt’oggi attuale, in un proseguimento e nella continua missione contemporanea di essi in questo “particolare momento di riflessione” ch’è l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI nell’Ottobre 2012.

Con una forza ancora maggiore in un tempo come tuttora continua ad essere per tutti i cristiani orientali – nelle ricchissime modalità della tradizione religioso-ecclesiale e spirituale di un ben specifico cammino della fede – in quanto per noi è natalizio.

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Per illustrare le finalità dell’Anno della Fede, proseguendo in sintonia con il Santo Padre, mi sia lecito riportare per esteso il n. 8  della Lettera Apostolica del Pontefice Porta fidei: “Vorremo celebrare quest’anno in maniera degna e feconda. Dovrà intensificarsi la riflessione sulla fede per aiutare tutti i credenti in Cristo a rendere più consapevole ed a rinvigorire la loro adesione al Vangelo, soprattutto in un momento di profondo cambiamento con quello che l’umanità sta vivendo”.

Siamo ad immagine di Dio e proprio attraverso la musica sacra e, anzitutto, l’arte sacra cerchiamo di dialogare col mistero divino. In un quotidiano cammino di fede ammirare o coesistere con le icone per noi orientali è un’antica tradizione ma alla circostanza, ad es., abbiamo voluto rilanciare la nostra esperienza di fede attraverso una speciale esposizione con ben 50 immagini sacri – di ogni tipo e grandezza – provenienti dall’Ucraina accanto a quelli fatte a mano dalla gente del luogo che in ogni suo momento libero, per il lavoro che fa, già da tempo si dedicò a questo scopo. L’obiettivo della nostra iniziativa è stato aiutare tutti ad ammirare Dio, con rinnovato stupore, specialmente – visto la ricorrenza odierna – nel “Bimbo avvolto in fasce, ch’è stesso Dio, nato per noi”. Infatti, la fede è rapporto con Dio sempre da riscoprire, rifondare, purificare, elevare.

Già dal momento della fondazione delle mie comunità avvenuto tre anni or sono, il nostro obiettivo principale è, dunque, quello di offrire agli uomini e alle donne d’oggi uno spazio d’incontro con questi tra i segni più fondamentali di evangelizzazione cristiana, sensibilizzando i nostri connazionali e, non solo, ad un serio moderno problema della fede che, a volte, da alcuni viene dato per scontato. A parere dei miei collaboratori, sia questa una tra le vie per aprire gli occhi della mente e del cuore dei cristiani d’oggi elevandosi verso l’alto. La varietà delle proposte di una catechesi natalizia poteva soltanto aiutarci a riscoprire e ad approfondire tutto ciò. Analisi e domande sì, molto vere, toccanti che, in seguito, metterrano direttamente in gioco tutti i presenti; tanto più che la fede deve trovare concretezza nella vita, perciò è da essa che si può trarre alcune direzioni anche in questa prospettiva.   
Il progetto – secondo il nostro programma religioso-educativo, sociale-culturale e ricreativo – si è svolto lungo tutto il giorno di 27 Gennaio 2013 con due tappe in altrettanti luoghi che – in una convinzione solida dei veri protagonisti di un ricco programma della seria educazione cristiana e cattolica, seppur in alcuni momenti assai difficoltoso da realizzare – tuttora sono tra i più suggestivi nella dimensione ecclesiale-comunitaria e sociale-culturale della fede cristiana: la Chiesa e l’Oratorio. Musica, canti, arte sacra e Oratorio. Nei vari momenti di ricreazione la religiosità della mia devota gente messa in confronto al programma sociale-educativo e culturale ci poteva venire soltanto in aiuto. Insieme, infatti, si cresce!

Dal mio saldo e ben compatto gruppo di collaboratori – nei grandi e soprattutto nei più giovani ho trovato grande entusiasmo e collaborazione –, il primo appuntamento è stato messo in programma nella città di Varese alla Domenica, il 27 Gennaio (alle 10.00), nella Chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo (P.zza XXVI Maggio, 9/Biumo Inferiore), avendo come spunto “Il cammino della Fede parte dall’ascolto dell’altro. Un rilancio del forte impegno educativo a partire dai bambini”. E qui, in prima linea, per l’impegno e l’incisione che i miei collaboratori ci mettono sin dai primi momenti di un ben specifico cammino dei nostri connazionali, vorrei ricordare innanzitutto le Sig.re Danyyila HRYNCHYSHYN, Olga SOLONYNA, Anastasia GUNCHAK; come pure le Sig.re Maria BUN’ e Orysya SYSAK, Iryna GUKH, Natalia MULYK, Maria KOZINCHUK, Myroslava DZIKUNS’KA, Luba YUKHA, Eugenia MARYCH, Zenoviya AZARKEVYCH, Natalia BYBYK, Galyna SHYMKEVYCH, Valentyna SKOROPAD, Galyna SKYDANYUK, Erica MELNYK, Iryna MILYASHCHUK-ONYSHKEVYCH assieme ai Sig.ri Igor OLESHCHUK, Yuriy GOLOVATYUK, Vasyl GUNCHAK, Dmytro SHYMKEVYCH, Yuriy e Valeriy SKYDANYUK.
La DIVINA LITURGIA è stata presieduta da Sua Ecc.za Rev.ma Dionisìo Mons. LACHOVICZ, OSBM (Visitatore Apostolico per gli ucraini della Chiesa Orientale Cattolica in Italia e Spagna) con celebrazione del Rev. Franco Mons. AGNESI (Vicario episcopale per la zona di Varese dell’Arcidiocesi di Milano) assieme al Rev. Pino Don TAGLIAFERRI (Parroco dei SS. Apostoli Pietro e Paolo in Varese), Rev. Prot. R. Metodio Dr. LYUBEZNYY (Cappellano delle comunità ucraine di quel teritorio lombardo di cui in atto), Rev. Andriy Padre TVERDOKHLIB (Cappellano delle comunità ucraine di Padova), al Rev. Vitaliy Padre DEMYANEC’ (Capo della Commissione della Pastorale Giovanile dell’Arcidiocesi d’Ivano-Frankivsk/Ucraina) e ad interpretazione della Corale dei bambini “DZVINOCHKY”/“CAMPANELLI” della Scuola Musicale n°2 d’Ivano-Frankivsk (Ucraina) e della Corale “VOSKRESINNYA”/“RISURREZIONE” del Duomo della medesima città.

Golosità e curiosità gastronomiche sono state invece protagoniste al Cenone Natalizio tipicamente ucraino con i tradizionali 12 piatti magri. Per un giorno la Sala Vetri presso l’Oratorio del Biumo Inferiore (P.zza XXVI Maggio, 9) si è trasformata in un luogo delle eccellenze enogastronomiche artigianali ucraini. Alla circostanza sono stati presenti alcuni espositori con prodotti tipici provenienti dall’Ucraina. L’arte della cucina e le eccellenze gastronomiche natalizie di questi sono state apprezzate da circa 180 persone che con grande sorpresa erano presenti ai nostri festeggiamenti. Vi è stato un appuntamento specialmente per buongustai con, in prima linea, bambini. L’evento particolare, tra cui, secondo la nostra tradizione religioso-nazionale e popolare, spicca sempre la “kutya”/“il papavero” (grano cotto con semi di papaia, miele e noci), una vera protagonista del Cenone Natalizio assieme al pane di Natale “Gospodar”/“Il Padrone” (la tipologia e la denominazione di quest’ultimo è ricca, perciò spesso esso viene preparato in tre modi assai diversi; alla Vigilia, con l’arrivo della sera, ciascuno di questi sarà posto al centro del tavolo, uno sopra l’altro, come memoriale di tre grandi eventi natalizi: S. Natale, S. Basilio Magno/l’Anno Nuovo e l’Epifania); “borshch”/“zuppa rossa” (a base di barbabietola con orecchini (vushka); “varenyky z grybamy”/“ravioli con funghi (o crauti o patate)”; “yushka z grybamy”/”zuppa con funghi”; “golubtsi”/“involtini di cavolo con patate o funghi”; vari piatti di pesce; torte salate; dolci tipici: “Strudel”, “Pampushky”/“Delizia Cicciona”, “Gorishky”/“Noci”, “Kolosok”/“La Spiga”; le torte: “Karpats’ka Khata”/“Casa dei Carpazi”, “Piana vyshnya”/“Amarena ubriaca”, “Yizhachok”/“Riccio” e bevande tradizionali ucraini: “Uzvar”/“Succo di frutta essiccata” con “Kvas”/“Bevanda ai cereali”. Tutto ciò vagliato da gente competente e, nel frattempo, attore principale di un forte impegno educativo di una ricca ormai tradizione natalizia e del “credere” del popolo ucraino. Quest’ultima tutt’oggi unisce tutti gli ucraini presenti in Patria e, devo dire, non solo. Innanzitutto raduna tutti coloro che sono via da casa e/o comunque non possono ritrovarsi con i propri famigliari – per alcuni di essi un tale fenomeno, in negativo, si registra già da anni e tuttavia non mi sembra possa essere migliorato – per poter “cenare” in quel momento che lungo i secoli è diventato ormai sacro per ciascuno dei miei compatrioti; fare cioè un “memoriale di una forte tradizione natalizia popolare”, pregando cioè “con” e “per i vivi” ma anche – e questo sia poi un altro fenomeno degli ucraini, questa volta, però, in positivo – “per” e “con i defunti”, perché i riti devozionali, specialmente quelli della Notte Santa, si rivolgono anche a quest’ultimi.

Devo poi dire che persino ai tempi del sistema dei “gulag” e dei misfatti staliniani e delle repressioni dell’ateismo sovietico, con le loro basi ideologiche e i progetti politico totalitari con l’implacabile meccanismo del sospetto e della repressione “preventiva”, quando molti dei nostri connazionali erano messi in prigione, appunto, soltanto per la loro salda convinzione di fede in Dio-Trinità – e il mondo assistette al paradosso che gli imputati confessavano cose che non avevano mai fatto e pensato – neppure si poteva fare a meno di quei riti ben specifici della tradizione natalizia e della cultura popolare che ha fatto resistenza persino alle persecuzioni, in un modo tutto particolare nelle parti dell’Ucraina Occidentale. Quindi, anche le mamme e/o le altre tipologie degli immigrati che stiamo assistendo, pur lontane dalle loro famiglie ma non dai loro sentimenti, dai ricordi e dalle responsabilità, sentono molto vicino questi riti ormai ricchi nei significati di un messaggio natalizio. Per entrambe le parti di essi (le mamme qui e le famiglie là), purché pieni di speranza, di gioia, di prospettiva e di tranquillità, queste tradizioni rimangono sempre attuali, avendo un forte richiamo sì, innanzitutto religioso e spirituale, ma anche quello educativo, specialmente dal punto di vista sociale, perché appunto famigliare e – non meno importante per la gente come la mia – nazionale e popolare, visto la tendenza secolare degli ucraini verso la democrazia e la trasformazione epocale della mappa geografica dell’Europa Orientale dopo gli anni ’90 del XX sec.

Spazio dunque anche alla cultura della cucina con, in primis, la “mostra” (lo stend preparato appositamente) con ben 12 piatti tradizionali (magri) di un tipico Cenone Natalizio ucraino; e alla presentazione di alcuni libri tra cui, come abbiamo voluto mettere in evidenza, rivolgendosi al tema odierno e alla tematicità natalizia: “Riti (tradizioni) e piatti della Notte Santa”. Pubblicato presso l’Editrice “Svichado”/“La Lucerna” di Leopoli (Ucraina) quest’ultimo raccoglie i contributi di Olga VERBENEC’ e Vira MAN’KO, mettendo in chiaro una ricca successione di riti e la varietà di tradizioni popolari della celebrazione della Notte Santa tutt’oggi presenti in tutte le regioni di un vasto territorio ucraino. Descrivendo le moltissime ricette di un tale Cenone – ch’è poi ricco nelle sue varietà –, cominciando da quelle più antiche a quelle più moderne, gli Autori vogliono portarci ai tempi dei nostri antenati e a quello spirito di devozione con cui questi, lungo i secoli, si preparavano alla celebrazione del Santo Natale con un loro impegno costante e un ricordo saldo, appunto, nei riti e nelle tradizioni; anzi, in quanto un testamento culturale-popolare e religioso-spirituale – da custodire e da trasmettere – per tutte le generazioni future, cominciando già dai tempi in cui si vive sine qua non.

La voce musicale con un programma natalizio a commento dei bambini e dei grandi aveva come tema “E’ nato per noi: Cristo Gesù nostro quotidiano compagno di viaggio”. Nel pomeriggio, sempre il 27 Gennaio (alle 14.00), nell’Oratorio di Biumo in un mirabile scambio tra “L’arte della devozione” e “La Sapienza del Sorriso” ovvero tra la «“Bellezza dell’arte sacra, segno di evangelizzazione cristiana” come stile per celebrare l’Anno della fede» e la «“Missionarietà” della musica», abbiamo voluto che proprio così – E Gesù disse: “Siate allegri e sorridenti!” (cf. Sal 45) – proseguisse un ricco programma ricreativo diretto dai professionisti musicali del quartetto d’Ivano-Frankivsk (Ucraina) ch’è venuto ad animare una splendida giornata dei nostri festeggiamenti e del nostro stare insieme.
E’ dunque molto importante ritrovare la gioia della fede e l’entusiasmo per comunicarla che in quella occasione – devo sottolineare – la mia gente ha saputo trasmettere in un modo esemplare. I due fuochi in cui, da una parte, il proseguimento dell’Anno della Fede che così avevamo intenzione di inaugurare e, all’interno di esso, da un’altra, la giornata odierna e quelle modalità con i quali l’abbiamo programmata nella prospettiva natalizia, di cui essa stessa voleva essere non che promotore e animatrice, muovendo la nostra viva sollecitazione ad una riflessione spirituale. Quest’ultima si offriva specialmente ai fedeli/cittadini ucraini in questo periodo per eccellenza della nostra missione evangelizzatrice, avendo in mente innanzitutto quelli che raramente sono abituati a frequentare gli ambienti come il nostro (che comprende la storica Chiesa di Biumo Inf.; stessa comunità religiosa, con ben evidenti le identità culturali e nazionali; l’Oratorio).

Ma ritrovare la gioia della fede, comprende anche la necessità di andare alle sue radici. E rivolgendosi ad un’anima cristiana che ha l’Europa dei grandi valori, vorrei dire che essa potrà superare ogni tipo di crisi solamente riscoprendo la centralità dei valori umani e cristiani che ne hanno fatto grande la storia. Sì, le ideologie passano. Anzi, come insegna Benedetto XVI, “hanno il tempo contato”. Al contrario, “la verità di Gesù Cristo non scompare mai, non invecchia”, perché “la ricerca di Dio è profondamente scritta in ogni anima umana e non può scomparire”. E se “certamente, per un certo tempo si può dimenticare Dio, accantonarlo, occuparsi di altre cose”, Dio però “non scompare mai”. E proprio per questo motivo, sono convinto anch’io che oggi “ci sia anche una nuova primavera del cristianesimo” di cui, infatti, sia l’Italia che l’Ucraina stessa vogliono essere testimoni occulari.

C’è tuttavia, come ribadisce più volte il Papa Ratzinger, un motivo di speranza. Lo vediamo nel fatto che questa luce oggi si prospetta specialmente nella goventù. I giovani, rileva il Pontefice, “hanno visto tante cose – le offerte delle ideologie e del consumismo –, ma colgono il vuoto in tutto questo, la sua insufficienza”, perché “l’uomo è creato per l’infinito. Tutto il finito è troppo poco. E perciò vediamo come, proprio nelle nuove generazioni, questa inquietudine si risveglia di nuovo ed essi si mettono in cammino, e così ci sono nuove scoperte”; “un cristianesimo non a prezzo moderno, non ridotto, ma nella sua radicalità e profondità” in cui – secondo un pensiero che abbiamo voluto mettere in evidenza anche durante i nostri festeggiamenti – in prima linea c’è la bellezza dell’arte e della musica, specialmente quella sacra.

Quanto all’influsso culturale e alla responsabilità, in questo senso, dell’Europa su tutto il genere umano si deve rilevare che “si tratta della grande questione”, rispetto alla quale “l’Europa deve trovare ancora la sua piena identità per poter parlare e agire secondo la sua responsabilità”, “rimanendo ancora alle radici che hanno dato origine a questa Europa, che l’hanno costruita nei grandi valori, nelle grandi intuizioni”, nella visione appunto della fede cristiana di cui noi ucraini, assieme ai migliaia di laici/laiche del mondo, vogliamo essere custodi e promotori. E proprio qui c’è la chiamata per ciascuno a rinnovare il nostro patto di fedeltà alla fede cristiana, alla Chiesa e a dare le risposte – possibilmente tutte, semmai molto impegnative e, in alcuni casi, forse anche un po’ scomode – alle aspettative degli uomini e delle donne di questo nostro tempo, carico di drammi e pur fecondo. Si deve lavorare, appunto, molto sodamente per andare propriamente in questa direzione.

L’idea del programma: “L’Ucraina pellegrina: l’Anno 2013. In un cammino per il mondo nell’Anno della Fede. Un’altra voce per la nostra integrazione” arriva dai fedeli stessi della mia comunità ucraina lombarda con l’obiettivo di coniugare “fede, arte, musica, gusto, leggerezza e – soprattutto – tradizione natalizia ucraina”, spiegano i miei collaboratori. In occasione dell’Anno della Fede, si è proposto di sensibilizzare i fedeli attraverso l’arte sacra, la letteratura e la musica al problema moderno della fede cristiana ovvero ad un problema serio di “credere oggi”. Tornando poi ai numeri, tre anni or sono che in un cammino per il mondo anche la popolazione ucraina di questa ospitale terra lombarda ha intrapreso un ben preciso percorso pastorale-educativo, nazionale-popolare e culturale. E con la celebrazione della giornata odierna, nella varietà dei temi messi a disposizione degli interessati e, tuttora da approfondire, si voleva mettere in un cammino comune alla riscoperta di quei tesori della fede che abbiamo ricevuto in eredità – storicamente in mille sofferenze perseverati –, quindi da custodire e da trasmettere alle generazioni future. Qui bisogna sottolineare che in un Paese come si è registrato poi l’URSS, per quanto concerne l’educazione religioso-culturale dei nostri compatrioti, se in quanto una lezione da imparare, in un passato ormai recente, possono servire gli atti di un’eroica “Chiesa del silenzio”, con i suoi migliaia di martiri e della popolazione fedele ad una ben specifica educazione, tutto ciò non era sempre facile.

Per questo, in un ricco patrimonio cristiano, per molti di noi la bellezza dell’arte e della musica sacra devono giocare – tanto più in una situazione come oggi – un ruolo assai principale. Perciò sia per me che per i miei collaboratori, esse sono state e, certamente, continueranno ad essere al servizio dell’evangelizzazione cristiana. Sono, appunto, un segno ed un ausilio per eccellenza nella loro missionarietà in un moderno e, comunque, sempre prezioso cammino di fede; servono inoltre per contribuire ad un mondo senza paure, per camminare con coraggio sulla via della pace e per costruire una società di amore e di fiducia tra i popoli, le nazioni e i singoli.

In un mondo che tende sempre più al secolarismo il rilancio di un forte impegno educativo, a partire dai bambini, è stato dunque uno stile con cui le Comunità Orientali Cattoliche Ucraine, di cui sono responsabile, hanno voluto dare inizio al loro modo di celebrare l’Anno della Fede. La prospettiva di un’augurabile collaborazione della società civile italiana – com’è avvenuto già per la mia gente nell’Anno 2012 in occasione della celebrazione della Settimana della spiritualità e del vissuto sociale del popolo ucraino – di voler promuovere le iniziative di questo tipo (con un loro forte messaggio educativo esse richiamano ai legami di famigliarità e di fratellanza religiosa e sociale) o di un qualsiasi altro proggetto volto all’educazione religiosa, sociale e culturale (o qualsiasi essa possa essere), mettendo in agenda l’impegno e la responsabilità di un’evolversi di tutto ciò in un cammino ben specifico delle minoranze etniche, potrebbe essere un nuovo attestato di stima e generosità anche per molti dei nostri connazionali presenti in tutta la Penisola Italiana, per cui anche la numerosissima comunità religiosa/civile ucraina, una volta ricevuto una tale attenzione, sapesse sicuramente – e ne sono certo – ringraziare sentitamente.
In alcuni casi, forse, basterebbe soltanto provarci.

Coraggio.
Che il Signore benedica il lavoro di tutti noi.

 Padre Ruslan Metodio Dr. LYUBEZNYY,

Cappellano delle Comunità Ucraine Lombarde

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