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Badanti, concorrenza italiana alle ucraine. Bacheche e giornali di annunci pieni di richieste di lavoro

   Badanti, concorrenza italiana alle ucraine. Bacheche e giornali di annunci pieni di richieste di lavoro. Da Corte (Cgil): «Il nero è in aumento»

 Non c’è più una “esclusiva” delle donne ucraine nella cura in casa degli anziani. Sui giornali di piccoli annunci diffusi in città e provincia, tipo “Qui c’è di tutto” e “Occhio” e nelle bacheche, sono sempre di più le italiane (giovani e non) che si offrono per questo genere di lavoro. La crisi fa riscoprire occupazioni che fino a poco tempo fa erano riservate a personale dell’Est europeo: la badante è una di queste, ma c’è anche chi offre servizi di stiratura, piuttosto che di pulizia di scale o anche colf. Intramontabile la baby sitter, l’evoluzione della tata.

Comincia a esserci concorrenza, quindi e il fenomeno non è sfuggito ai sindacati: «Sappiamo di questa ricerca di lavori anche molto umili, per quanto utili, da parte soprattutto delle donne» spiega Luigi Da Corte della Cgil, «ma in realtà non ce ne accorgiamo dal numero crescente di contratti, perché su un totale di 450 da badante, al momento, ce ne sono soltanto due o tre di italiane. Sottolineo che noi ci occupiamo, appunto, di contratti e buste paga». Questo dato può significare che le italiane o comunque le comunitarie in regola non sono poi molte: «C’è per forza del nero, che può sfuggire nel momento in cui queste lavoratrici fanno parte della Comunità europea, di conseguenza non hanno bisogno di rinnovare il proprio permesso di soggiorno. Da aggiungere che per le connazionali è comunque più difficile, perché magari hanno una famiglia propria o ritengono di dover far valere il loro diritto ad avere una giornata libera, per esempio».

Le ragazze che curano i vecchietti non autosufficienti sono impagabili. Totalmente votate alla persona di cui si occupano, almeno ucraine o moldave. Poi ci può essere sempre qualcuno che se ne approfitta. Ma a proposito, quanto costa una badante assunta con tutte le carte in regola? «La paga è di 937 mensili, che vanno moltiplicate per quattordici. Non dimentichiamo la tredicesima e poi la quattordicesima mensilità, che serve per il trattamento di fine rapporto. I contributi da pagare, invece, si calcolano sulle ore che ciascuna dedica al proprio lavoro. Non c’è dubbio che, in tempi di ristrettezze economiche, si tratta pur sempre di un o stipendio dignitoso, anche se impone una serie di operazioni, che non tutte sono disposte a fare».

Ma la corsa al posto c’è, per davvero: «Non c’è dubbio», conclude Da Corte, «noi ce ne accorgiamo anche dalle telefonate che riceviamo da parte di manodopera italiana, che cerca occupazione e, quindi, contatti. È vero che ora si stanno riscoprendo lavori fino a poco tempo fa patrimonio quasi esclusivo dell’Est».

Gigi Sosso

http://www.cislveneto.it

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